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Berlinale 2010 - Apart Together, il film d'apertura del Festival

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Berlinale 2010 - Apart Together, il film d'apertura del Festival Empty Berlinale 2010 - Apart Together, il film d'apertura del Festival

Messaggio  Admin Lun 15 Feb 2010, 16:41

Con Apart Together, diretto da Wang Quan’an (Orso d'Oro nel 2007 per Il matrimonio di Tuya) la 60esima edizione della Berlinale si apre all’insegna di un cinema cinese d’autore che conferma tutte le sue caratteristiche ed anche tutti i suoi limiti.

Ad oltre cinquant’anni dalla sua partenza forzata da Shanghai, un ex soldato dei nazionalisti cacciati a Taiwan al termine della guerra civile vi fa ritorno per incontrare nuovamente la donna che aveva ed ha sempre amato. Nonostante la vita li abbia portati a formare due diverse famiglie, la sua intenzione è quella di portare via con sé la donna e di finire la sua vita con lei; ma nonostante il suo desiderio e il suo amore siano ricambiati, le complicazioni non saranno poche.

È assodato, e per certi versi inevitabile, che il cinema cinese continui a fare i conti con la realtà di un paese in vertiginosa evoluzione ma che ancora non ha imparato a fare i conti con le tante ferite di un passato complesso e travagliato. In questo caso la vicenda personale dei tre protagonisti - una donna e i suoi “due mariti” - segnati ognuno in maniera diversa dall’esito della guerra civile e dalla formazione delle due Cine non rievoca solo quegli eventi specifici (le separazioni forzate di allora, e i difficili tentativi di ricongiungimento di oggi), ma getta una luce sinistra sugli ultimi cinquant’anni di storia del paese e sugli accadimenti del presente.

Perché è chiaro che la donna che (si è) costretta a vivere una vita senza amore, magari serena ma segnata dal sacrificio in nome del “giusto” e del “possibile”, e che ora incontra tante difficoltà nel riaggrapparsi a quello che aveva perso e desiderava, è la Cina stessa. Una Cina che, per dirla in soldoni, ne ha passate tante per ritrovarsi in un presente che pare voler lentamente riaccettare e reintegrare quelle idee che aveva espulso col sangue, pur nel senso di colpa indotto dal legame di una vita con un comunismo obbligato. Per questo, è la Cina anche il personaggio della giovane nipote della donna, testimone muta delle sue vicende e dei suoi travagli che si ritrova improvvisamente alle prese con il fantasma di (ri)vivere le stese difficoltà nonostante la spinta “modernista” dell’età anagrafica e storica.

Ma se Apart Together è perlomeno in parte efficace nei risvolti più strettamente intimi e personali della storia che racconta, riuscendo a costruire con efficacia dei tre anziani protagonisti e dei rispettivi stati d’animo (l’amore fortissimo ed eterno eppure ferito di due di loro, la dolorosa (non) rassegnazione ad un ruolo secondario dell’altro), è proprio nelle sue ambizioni di farsi metafora politica e sociale che rimane ambiguo e senza indirizzo certo, come il paese che descrive. E l’aggrapparsi ad un patetismo doloroso e deprimente non aiuta né ad avere né a rinnegare con orgoglio il concetto stesso di identità.

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